mercoledì 7 dicembre 2016

Il trigono del sole



Marco Pesatori  Il trigono del sole  Feltrinelli 2016 pp.303


Letto fino a pag.170


Milano, Anni Settanta, fase centrale, movimenti e università. Urka, c’ero. C’ero talmente che sono entrata nel libro come un coltello nel burro. Ho cominciato e continuato a leggere per narcisismo, ritrovandomi in luoghi, persone, imprese, reati, testi universitari, prof e guru, locali e quartieri, librerie e bancarelle, fissazioni e tormenti, saltando naturalmente i corsivi zodiacali. L’unico oroscopo che riconosco è quello della Gazza. Gli oroscopi di Pesatori su Rep/Donna con me non ci hanno mai preso, soprattutto nelle prescrizioni musicali. E se uno sbaglia la musica con me ha chiuso. La memoria di Pesatori è ferrea, o forse ha tenuto diari esaurienti e quotidiani. Mi ha raccontato, pur tra gli eccessi descrittivi, i miei giorni e le mie notti con esattezza anastatica, condita di tanto in tanto da lampi di humour, come quando il protagonista sventa un tentativo di indottrinamento da parte di uno del Movimento Studentesco  che “voleva che passassi da Frank Zappa ai nuovi pallosissimi Stormy Six”, o  di rimpianto per gli ultimi sprazzi di grandezza extraprovinciale della mia città,  quando rievoca un passaggio di John Cage al Formentini.

Ho abbandonato il libro quando ha smesso di essere il mio specchio, così come ai tempi si lasciava un movimento per entrare in un altro. Nella fattispecie quando ci  spiega, con ricchezza di particolari,   un weekend sex&drugs alle Cinque Terre del quale non condividevo, e non condivido,  la linea.


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