Mappe
Alessandro Baricco è un generoso: scopre qualcosa e non vede
l’ora di condividerla. Questa è la volta delle mappe. Ha studiato La storia del mondo in dodici mappe di
Jerry Brottom e ora ci comunica i suoi pensieri, in tre articoli composti tra
settembre e dicembre. Segue il mainstream
che ci sta riempiendo di mappe
giorno dopo giorno, una più bella dell’altra, anche se non tutte e non sempre
significative . Sono mappe che, sfruttando tutte le tecnologie a nostra
disposizione, sintetizzano dati in modo ammirevole e rappresentano qualsiasi
tema. Altre carte sono disegnate a mano e concretizzano idee complesse come la città universale basata
sull’uso reale dei luoghi anziché su
strade, servizi e reti infrastrutturali:
la Map of Every City di Chaz Hutton. E’ una mappa che esprime un pensiero elaborato e raffinato, in contrasto con la
grafica solo all’apparenza casuale e improvvisata.
Nel terzo e ultimo articolo sulle mappe Baricco presenta un
magnifico mappamondo disegnato dall’architetto giapponese Hajime Narukawa,
glorificandolo. Prima ci spiega che i mappamondi seguono il potere dominante,
ecco perché sono eurocentrici. E’ convinto che Mercatore abbia vinto. Forse nei
licei di Torino, non nella pratica moderna della geografia che non cessa di
dibattere sulla rappresentazione della terra, e che da tempo si è rassegnata
all’approssimazione dovuta all’appiattimento di una quasi/sfera.
Certo Narukawa, con la sua mappa nippocentrica, è vincente nell’espressione grafica delle
distanze tra Australia e Sudamerica, ovvero nel concretizzare la vastità dell’Oceano
Pacifico. Sacrifica però a questo la posizione dell’Antartide, operando una
scelta gerarchica: la estrania completamente nella versione bidimensionale allontanadola dall'Australia,
mentre non è chiaro se resti visibile nella versione tridimensionale. Ma
nessuno ha bisogno di un mappamondo tridimensionale, esiste già e si chiama
globo.
La visione verosimile di come l’acqua prevalga sulla terra, che
è la forza di questa rappresentazione cartografica, viene però banalizzata da Baricco:
…la realtà è composta più di vuoti (mari
e ghiacci) che di pieni (la terra abitata)… Mari e ghiacci come il vuoto
no, non si può leggere, soprattutto pensando alla magnifica cartografia che da
secoli rappresenta i mari e i loro annessi: portolani, mappe delle batimetrie, correnti prevalenti, miriadi di isole che li popolano. E dov’è poi
tutto questo vuoto che compone la realtà? Dare consistenza al vuoto apparente è il lavoro dei cartografi
e dei geografi, a dispetto della realtà di Baricco.