domenica 11 dicembre 2016

Mappe



Mappe

Alessandro Baricco è un generoso: scopre qualcosa e non vede l’ora di condividerla. Questa è la volta delle mappe. Ha studiato La storia del mondo in dodici mappe di Jerry Brottom e ora ci comunica i suoi pensieri, in tre articoli composti tra settembre e dicembre. Segue il mainstream  che ci sta riempiendo di mappe giorno dopo giorno, una più bella dell’altra, anche se non tutte e non sempre significative . Sono mappe che, sfruttando tutte le tecnologie a nostra disposizione, sintetizzano dati in modo ammirevole e rappresentano qualsiasi tema. Altre carte sono disegnate a mano e concretizzano idee  complesse come la città universale basata sull’uso reale dei luoghi  anziché su strade, servizi e reti infrastrutturali:  la Map of Every City di Chaz Hutton. E’ una mappa che esprime un pensiero  elaborato e raffinato, in contrasto con la grafica solo all’apparenza casuale e improvvisata.


Nel terzo e ultimo articolo sulle mappe Baricco presenta un magnifico mappamondo disegnato dall’architetto giapponese Hajime Narukawa, glorificandolo. Prima ci spiega che i mappamondi seguono il potere dominante, ecco perché sono eurocentrici. E’ convinto che Mercatore abbia vinto. Forse nei licei di Torino, non nella pratica moderna della geografia che non cessa di dibattere sulla rappresentazione della terra, e che da tempo si è rassegnata all’approssimazione dovuta all’appiattimento di una quasi/sfera.


Certo Narukawa, con la sua mappa nippocentrica, è vincente nell’espressione grafica delle distanze tra Australia e Sudamerica, ovvero nel concretizzare la vastità dell’Oceano Pacifico. Sacrifica però a questo la posizione dell’Antartide, operando una scelta gerarchica: la estrania completamente nella versione bidimensionale allontanadola dall'Australia, mentre non è chiaro se resti visibile nella versione tridimensionale. Ma nessuno ha bisogno di un mappamondo tridimensionale, esiste già e si chiama globo.
La visione verosimile di come l’acqua prevalga sulla terra, che è la forza di questa rappresentazione cartografica, viene però banalizzata da Baricco: …la realtà è composta più di vuoti (mari e ghiacci) che di pieni (la terra abitata)… Mari e ghiacci come il vuoto no, non si può leggere, soprattutto pensando alla magnifica cartografia che da secoli rappresenta i mari e i loro annessi: portolani, mappe delle batimetrie,  correnti prevalenti,  miriadi di isole che li popolano. E dov’è poi tutto questo vuoto che compone la realtà? Dare consistenza  al vuoto apparente è il lavoro dei cartografi e dei geografi, a dispetto della realtà di Baricco.