mercoledì 13 maggio 2015

L’affare Vivaldi



Federico Maria Sardelli    L’affare Vivaldi  Sellerio, 2015, pp.294

A casa nostra Sardelli sarebbe quello del Modo Antiquo. Cioè un direttore d’orchestra. Immaginare un direttore d’orchestra capace di scrivere un romanzo andava al di là della mia immaginazione. Qualche anno fa avevo avuto una esperienza riprovevole con un romanzo di Hélène Grumiaux, già noiosa come pianista, figurarsi come romanziera. Da lì questo imprinting negativo verso i musicisti/scrittori. Come mi sbagliavo. L’affare Vivaldi è un perfetto romanzo storico, nonché un thriller senza cadute di tensione. Ho sofferto per gran parte del romanzo temendo il peggio per i manoscritti vivaldiani, in modo del tutto irrazionale: a casa ho almeno cinque spanne di compact di Vivaldi, di cui molti provenienti dal fondo Foà/Giordano, al centro della storia di cui ci parla Sardelli. Per tutto il romanzo ho temuto di vederli sparire all’improvviso, al punto che ogni tanto andavo a controllarli, in preda alla più assurda irrazionalità infantile, ma anche vittima della totale immedesimazione nella descrizione dei pericoli che il fondo vivaldiano ha corso per due secoli.
Un  bonus track finale ci offre quattro approfondimenti  su Padre Pio, i salesiani, Ezra Pound e Alfredo Casella: impagabili.