martedì 22 novembre 2016

L’inseguitore



Cortázar & Muñoz  L’inseguitore  SUR 2016  pp.107






Un racconto scritto nel 1959 riporta con forza al periodo in cui tutto sembrava possibile. Erano gli anni in cui nascevano  storie,  idee,  musica, immagini, pensieri e ragionamenti con la facilità con cui si respirava. La storia ripercorre gli ultimi giorni di un genio del sax, Johnny Carter, alter ego letterario di Charlie Parker, visti attraverso gli occhi di un critico musicale amico del protagonista. L'angoscia della fine, con le crisi da overdose, ubriacature colossali, promesse non mantenute, scenate si alterna a dialoghi tra i protagonisti, pieni di intuizioni geniali. "Questa la sto suonando domani", dice Johnny interrompendo a metà un assolo stratosferico per bellezza e innovazione, sintetizzando in cinque parole l’eccellenza dell'invenzione. E le riflessioni del critico sul suo mestiere: ”Penso malinconicamente che lui si trova all’inizio del suo sax, mentre io vivo costretto ad accontentarmi della fine.”

Al racconto di Julio Cortázar, mirabile per stile, modernità e misura, fanno da contraltare i disegni di José Muñoz, posteriori di una cinquantina d’anni ma perfetti per arricchire, con il loro disperato espressionismo nero e bianco, un’altra storia di genio e infelicità.





Un solo paradiso




Giorgio Fontana   Un solo paradiso   Sellerio  2016  pp.194





Un compendio di estetica di malvissuti: luoghi, rapporti, dialoghi, pensieri. Un ragazzo, in realtà già ometto (viaggia verso i trent'anni), racconta le sue disgrazie amorose ad un amico coetaneo trovato per caso al bar Ritornello, Milano, zona Tadino/Buenos Aires. Si innamora perso di una ragazza dopo un fitto dialogo a base di trombettisti jazz. Lui stesso suona male la tromba, di solito inizia  benino, poi si perde e svacca sul finale. Tutto bello, finché lei lo lascia perché in realtà amava un altro che la maltrattava, ma a lei in fondo piaceva. Qui inizia un'odissea attraverso tutti i quartieri di Milano, soprattutto quadranti est/nordest, con qualche passaggio in scelte città  d'Europa: Dublino, Amburgo, Bamberga, Norimberga, Lione, tutte inutili, tutte uguali. Una gita a Praga,  nell'immaginario del protagonista luogo della chiarezza interiore, passa via come la Moldava nella notte. Fosse andato a Brugherio, l'impatto sulla narrazione sarebbe stato identico. Lo stradario di Milano viene utilizzato in modo minuzioso, più nella nomenclatura che nello spirito dei luoghi. C'è molto sesso malfatto e malscritto. In realtà tutto è malscritto, dalle pippe sul jazz alle bevute: ma tradire i luoghi facendoli scorrere come diapositive anonime quello no,  non si perdona.