Pietro
Grossi Il passaggio Feltrinelli
2016 pp.152
letto fino
a pag. 46
Un giovane uomo pieno di iniziative
lascia Londra, dove lavora in un prestigioso studio di progettazione, per
andare ad assistere il babbo, geniale fotografo, nello spostamento di una barca
a vela dalla Groenlandia al Canada. Da ragazzo ha un passato tormentato.
Il suo babbo non gli piaceva più,
così presa la sua sacca da marinaio
provetto, parte per Las Palmas a cercare un imbarco. Sta via tre anni passando
di successo in successo, finché il suo ultimo armatore nota un lavoretto artigianale
fatto da lui, ne rimane folgorato e lo manda a Londra nel prestigioso studio di
cui sopra, di cui è proprietario. Sono coincidenze che accadono tutti i giorni.
Da lì, richiamato da regio contrordine paterno parte per la Groenlandia dove, in un contesto da Amaro Averna
inizia l’avventura. Per loro, non per me che, già sfibrata dall’inconsistenza
della trama, ho ceduto di fronte alla frase seguente: “fissai la tintura del tè
che abbandonava la bustina e investiva come un foulard al vento l’acqua circostante”.