giovedì 19 gennaio 2017

Il passaggio



Pietro Grossi   Il passaggio  Feltrinelli  2016  pp.152
letto fino a pag. 46


Un giovane uomo pieno di iniziative lascia Londra, dove lavora in un prestigioso studio di progettazione, per andare ad assistere il babbo, geniale fotografo, nello spostamento di una barca a vela dalla Groenlandia al Canada. Da ragazzo ha un passato tormentato. Il  suo babbo non gli piaceva più, così  presa la sua sacca da marinaio provetto, parte per Las Palmas a cercare un imbarco. Sta via tre anni passando di successo in successo, finché il suo ultimo armatore nota un lavoretto artigianale fatto da lui, ne rimane folgorato e lo manda a Londra nel prestigioso studio di cui sopra, di cui è proprietario. Sono coincidenze che accadono tutti i giorni. Da lì, richiamato da regio contrordine paterno parte per la Groenlandia dove,   in un contesto da Amaro Averna inizia l’avventura. Per loro, non per me che, già sfibrata dall’inconsistenza della trama, ho ceduto di fronte alla frase seguente: “fissai la tintura del tè che abbandonava la bustina e investiva come un foulard al vento l’acqua circostante”.  







lunedì 16 gennaio 2017

Il racconto della serva Zerlina



Hermann Broch  Il racconto della serva Zerlina  Adelphi
2016  pp.77  con una postfazione di Luigi Forte

E’ un racconto con credenziali massicce, uno degli undici che compongono il romanzo Gli incolpevoli di Hermann Broch e definito da Hannah Arendt “una delle più grandi storie d’amore che io conosca”. Si legge al volo, proprio per vedere come va a finire la vicenda, scivolando sui numerosi interrogativi che dovrebbero imporre una lettura più riflessiva e meditata. Ad esempio, come può una serva tenere le fila di una complicata storia d’amore, passione e possesso che include tre donne, di cui due dame di rango, e un amante glorioso, che altri non è se non l’ennesima incarnazione di Don Giovanni? Da quando la serva Zerlina dispone a proprio piacimento dei tempi e dei modi di incontro con il seduttore, anziché attendere speranzosa un gesto magnanimo da parte sua? E soprattutto scopriamo la versione di Broch di quanto accadde nel casinetto mozartiano/dapontiano: venti giorni di sesso stellare con Zerlina che comanda il gioco. C’è di che rimanere sconcertati, e disorientati. La rivelazione di Hermann Broch,  uomo di metà novecento, del mistero del casinetto è avanti anni luce rispetto alle convenzioni e alle idee correnti, rovesciate a vantaggio della controparte femminile che per una volta è nel ruolo di chi decide.


Il taccuino perduto



Pierre-Yves Leprince   Il taccuino perduto  Un’inchiesta di Monsieur Proust   Mondadori   2016   pp.367  
Letto fino a pag.88

Si sta scrivendo un romanzo che ha come protagonista Marcel Proust. Dev’essere per questo che si opta per una linea meticolosa, minuziosa, ripetitiva con numerose deviazioni dalla linea narrativa. Come se si volesse ottenere una dilatazione proustiana per una piccola trovata narrabile, decentemente, in una decina di pagine. Aggiungiamo uno stile pedante e sprezzante dei ritmi della narrazione, che viene abbandonata sul più bello e ripresa quando ormai ha perso ogni interesse. Nonostante il trasporto che ho per Marcel Proust e l’interesse per tutto ciò che lo riguarda, ho dovuto abbandonare a pag.88, sfiancata dall’ennesima smagliatura non rimarginata.




sabato 14 gennaio 2017

Il respiro della laguna




Alberto Ongaro  Il respiro della laguna   PIEMME  2016  pp.203



Da diversi anni Venezia fa figure indegne del suo rango nei romanzi di pronta lettura. Raramente sopravvive con tutti gli onori, come  in Stabat Mater  di Tiziano Scarpa, o in Venezia è un pesce, unica guida seria della città. Io però, per amore di Venezia,  ci provo tutte le volte, abbandonando regolarmente entro le prime venti pagine, soprattutto quando è chiaro il tentativo di mascherare la povertà di idee e di scrittura dietro il fascino della laguna e annessi.
Non è certo il caso di questo romanzo di Alberto Ongaro, un noir ambientato negli anni Settanta in cui è la città stessa, attraverso Il respiro della laguna, ad anticipare i fatti. La storia è piuttosto complessa, si muove tra la Venezia dei ricchi di tradizione e quella fatiscente della Baia del Re, un rione di  malavita autoctona insaccato nella coda di Cannaregio. Sono proprio le storie legate a questo stralcio di città a tenere viva la lettura, oltre che la curiosità per una vicenda gialla ricostruita secondo lo stile degli anni Settanta, ovvero senza autopsie, DNA, GPS, RIS, Scientifica e altre risorse che tengono in piedi i brutti gialli contemporanei. Ongaro segue il filo delle persone e dei rimandi con schietta logica, senza mai abbandonare la narrazione dello spirito della città.
Personalmente ho da tempo la certezza che la laguna sia viva e respiri. Non solo, entra dalle finestre come un blob nero e denso quando si ascoltano certe musiche di Claudio Monteverdi, Antonio Vivaldi e Luigi Nono, massimi maestri del risveglio del Golem che vive nei canali e nei loro fondali. Averne trovato conferma nel romanzo di un veneziano vero mi conforta.