Nicola
Lagioia La ferocia Einaudi, 2014,
pp 411
Letto
fino a pag. 88
Stavolta
non è colpa mia, lo stavo leggendo ben oltre la scadenza dei termini del prestito,
la biblioteca me l’ha richiesto e ho dovuto restituirlo. Ma non so se lo
riprenderò per finirlo. Nicola Lagioia scrive molto bene, lo metto nell’elenco
striminzito dei veri scrittori, per di più è molto giovane. La storia appare
interessante, con personaggi credibili e
ben delineati. Anche l’ambientazione è riuscita, palazzinari di recente
ricchezza a Bari, ricostruita con acume e profondità di osservazione. C’è però,
a mio parere, un eccesso di ornamenti e abbellimenti narrativi: un aggettivo di troppo, anche se mai frusto,
una descrizione in più e non del tutto necessaria, un ennesimo
particolare. All’ottantesima pagina si
insinua un senso di sazietà che fa rallentare la lettura. Fino a scadenza del
prestito, ma con forti possibilità di recupero.
Filippo
Bologna I morti non hanno fretta Strade Blu Modadori, 2014, pp 212
Letto
fino a pag. 154
Sono
ricaduta nella provincia minima dopo quasi sei mesi. Stavolta siamo a
Viareggio. Il commissario di turno vive con la mamma ottantaquattrenne e gira in bici,
prima con la Bianchi di suo papà, che però è morto, poi con una bici da donna.
E’ autunno. Il commissario va al porto, guarda i pescatori, guarda i telequiz
con la mamma, non ha donne: un coacervo di frustrazioni che viene calato in una
storia di bondage e della sua
versione giapponese perfezionata, lo shibari.
Cosa non si fa per rinfrescare il repertorio della provincia minima. La storia
avrebbe potuto funzionare abbastanza restando nei limiti del cambio Campagnolo
e della lenza da sei, ma lo sforamento nei nodi l’ha sfasata rendendola risibile.
Peccato perché Filippo Bologna è bravo.