venerdì 14 novembre 2014

Confessioni di una vittima dello shopping - Sono il fratello di XX



Radhika Jha  Confessioni di una vittima dello shopping

Sellerio, 2014, pp. 249


Letto fino a pag. 86



Il resoconto di come, perché e che cosa qualcuno compera  è solo un po’ meno noioso della descrizione di quello che uno mangia, o di quello che ha fatto in vacanza. La prospettiva giapponese non rende più attraente la questione, anche perché la protagonista acquista solo cose italiane o francesi. Forse nelle pagine successive, che mi sono persa, sarebbe entrata nei meandri dei negozi di oggetti giapponesi in Giappone. Resto nella mia ignoranza, ma almeno mi sono mi sono risparmiata le ricorrenti fasi di autocoscienza sul perché si sperpera a vantaggio di Prada e Vuitton.




Fleur Jaeggy  Sono il fratello di XX

Adelphi, 2014, pp. 129



Non so fino a che punto la concisione possa spingersi prima di diventare assenza, o quando la brevità oltrepassi la sintesi, per congiungersi al vuoto. So che la lettura di questi racconti opachi e rarefatti, che si animano e si colorano solo in rare occasioni, ad esempio nella descrizione degli abiti che qualcuno indossa, mi ha del tutto abbandonato nel nulla che resta a forza di levare.


domenica 9 novembre 2014

Un gatto alla finestra - Il giudice e la rondine. Una storia noir - Radiomorte




Hans Tuzzi  Un gatto alla finestra
Il Sole24ore, 2012, pp.61


E’ un breve libro giallo allegato al Sole24ore, non so se sia ancora in vendita nelle edicole. Torna il commissario Melis, ma a Lambrate, fuori dai suoi soliti giri nel centro di Milano. La vecchia periferia milanese (quella attuale si perde oltre le tangenziali) di recente funziona molto, e Tuzzi la descrive con  competenza urbana. Si legge in tre quarti d’ora con grande piacere.








Andrea Fazioli  Il giudice e la rondine  Una storia noir  
Guanda microcosmi, 2014, pp. 126

 
Un impalpabile macigno di 126 pagine. Non funziona niente: storia, ambientazione e personaggi. Mi sono imposta di finirlo, ma dopo pagina 60 leggevo due righe ogni trenta, per non perdere il senso generale. La concisione noir svizzera rimanda per forza a Friedrich Dürrenmatt, ma in questo caso la sola condivisione appare la brevità.






Gianluca Morozzi  Radiomorte 
Guanda, 2014, pagg. 211


Di Morozzi c’è l’ambientazione claustrofobica (Blackout, 2004). Per la trama cfr. Salvatore Cammarano,  Il trovatore, musica di Giuseppe Verdi, 1853. Nonostante tutto questo, l’ho esaurito in due orette. Forza dell’odio suscitato dai suoi personaggi, così cattivi che bisogna risalire ai feuilletton ottocenteschi per trovarne di eguali. Forza dell’amore che nutro per Morozzi scrittore, da lui accetto qualsiasi intruglio.


lunedì 3 novembre 2014

Stelle, starlet e adorabili frattaglie - Risposte nella polvere - Lisario o il piacere infinito delle donne - Il fiordo di Killary - Le voci di Berlino - Tutti giù per terra



I kindertotenliber di ottobre




Gaetano Cappelli     Stelle, starlet e adorabili frattaglie   Mondadori, 2014, pp.182 ricettario compreso



Letto fino a pag. 38




Nelle prime trentotto pagine non si fa altro che presentare nuovi personaggi e lasciarli lì. Capisco che a Gaetano Cappelli piaccia esercitare il grottesco con gli stereotipi sociali, ma ad un certo punto bisognerebbe far partire una storia, non metterla soltanto sul binario. Mi viene meno anche la forza di leggere le ricette, chiosate, alla fine.










Rosamond Lehmann  Risposte nella polvere  Einaudi,  2014pp. 437



Lette tre pagine dell’introduzione e tre del testo





Ho iniziato dal testo, ma dopo tre pagine di cottage, giardini, cugini e fratelli ognuno col suo nome e giovani sposi caduti  in guerra ero satura. Per motivarmi sono passata all’introduzione di Jonathan Coe, che ci avvertiva che l’inizio è un po’ faticoso, vago e impalpabile, ma poi si riprende. Pretendeva troppo, la prima parte non finisce mai.  Ho richiuso e sarà per un’altra volta.








Antonella Cilento  Lisario o il piacere infinito delle donne  Mondadori,  2014,  pp. 296


Letto fino a pag.99


Napoli nel ‘600, pazienza, proviamo. Lei è una sedicenne muta che cade in coma dopo una operazione scellerata alla tiroide. Lui è un giovane spagnolo, medico per forza, già screditato all’Aja e ora in cerca di riscatto a Napoli. Gli viene affidato il caso della ragazza in coma ormai da sei mesi, perché la risvegli. Lui ci prova in tutti i modi e alla fine ci riesce, lascio immaginare come, col  pensiero  ad Almodovar (Parla con lei, 2002). Poi la sposa, e per un po’ tutto bene sul fronte dei doveri coniugali. Altri fronti non ce n’è perché lei è muta, e lui non cerca altre modalità comunicative. Un giorno a lui viene in mente di provare una variante alla routine che lei non approva, ma lui insiste, ottiene con le buone o con le cattive e lei da lì in poi lo schifa. Non solo, quando lui non c’è lei si dedica al sesso autonomo. Lui se ne accorge e decide di studiarla come caso clinico, obbligandola a masturbarsi tutti i giorni davanti al suo sguardo attento di scienziato. Questo Masters&Johnson barocco napoletano  prosegue con varianti e nuove fonti di osservazione, e più la storia si inoltra nel delirio della mente del dottorino, più perde di interesse. Salutamme. Dato l’ingente numero di pagine che precedono l’abbandono, più che un kindertotenliber lo inserirei negli jugentotenliber.





Kevin Barry    Il fiordo di Killary   Adelphi 2014, pp. 171


Letto fino a pag. 15




Si gioca a flipper in Broad Street. Bisogna battere il record di Atlantic City  La forza della legge! Il clou della narrazione è il percorso della biglia del flipper che, definita una prima volta “pallina argentata”, continua ad essere nominata come tale per tutta la descrizione. Ho capito che è argentata, ma se tu ti fidi così poco della mia attenzione e ti senti in dovere di ricordarmelo ogni volta, allora le nostre strade sono destinate a dividersi, qui, immediatamente. 






Mario Fortunato  Le voci di Berlino   Bompiani, 2014, pp. 185



Letto fino a pag.9




Non ci dovevo cascare, ma non so resistere ai libri sulle città. Capisco presto che si tratta di una Berlin for Dummies, ma con pretese. Resisto all’elenco del telefono che parte dal Ku’damm con Christopher Isherwood, prosegue con Wystan Hugh Auden, ma quando l’autore mi salta fuori a dire che Nico canta con voce statuaria certe canzoni di Lou Reed,  poi  aggiunge le sonorità transgender di David Bowie, mi fermo al KaDeWe, prima che mi  descriva il banco dei formaggi. Nel breve percorso in taxi tra il  Ku’damm e il KaDeWe è riuscito a infilare, oltre ai sopracitati, anche: Nina Hagen, Rainer Werner Fassbinder, Botho Strauss, Immanuel Kant, Martin Heidegger e i Tangerine Dream, quest’ultimi suonati dal taxista. 





Giuseppe Culicchia  Tutti giù per terra  Remixed  Mondadori, 2014pp. 139


Letto fino a pag. 40





Se Tutti giù per terra era Fermo e Lucia, Tutti giù per terra Remixed sarebbe I promessi sposi. Ecco. Perdo le penultime resistenze a pag. 39 (tre puntini di sospensione alla ventisettesima riga) e crollo a pag. 40 su Culicchia che cita Culicchia tra i tavoli del Caffè Fiorio.