Radhika
Jha Confessioni di una vittima dello
shopping
Sellerio,
2014, pp. 249
Letto
fino a pag. 86
Il
resoconto di come, perché e che cosa qualcuno compera è solo un po’ meno noioso della descrizione
di quello che uno mangia, o di quello che ha fatto in vacanza. La prospettiva
giapponese non rende più attraente la questione, anche perché la protagonista
acquista solo cose italiane o francesi. Forse nelle pagine successive, che mi
sono persa, sarebbe entrata nei meandri dei negozi di oggetti giapponesi in
Giappone. Resto nella mia ignoranza, ma almeno mi sono mi sono risparmiata le
ricorrenti fasi di autocoscienza sul perché si sperpera a vantaggio di Prada e
Vuitton.
Fleur
Jaeggy Sono il fratello di XX
Adelphi,
2014, pp. 129
Non
so fino a che punto la concisione possa spingersi prima di diventare assenza, o
quando la brevità oltrepassi la sintesi, per congiungersi al vuoto. So che la
lettura di questi racconti opachi e rarefatti, che si animano e si colorano solo
in rare occasioni, ad esempio nella descrizione degli abiti che qualcuno
indossa, mi ha del tutto abbandonato nel nulla che resta a forza di levare.