lunedì 16 gennaio 2017

Il racconto della serva Zerlina



Hermann Broch  Il racconto della serva Zerlina  Adelphi
2016  pp.77  con una postfazione di Luigi Forte

E’ un racconto con credenziali massicce, uno degli undici che compongono il romanzo Gli incolpevoli di Hermann Broch e definito da Hannah Arendt “una delle più grandi storie d’amore che io conosca”. Si legge al volo, proprio per vedere come va a finire la vicenda, scivolando sui numerosi interrogativi che dovrebbero imporre una lettura più riflessiva e meditata. Ad esempio, come può una serva tenere le fila di una complicata storia d’amore, passione e possesso che include tre donne, di cui due dame di rango, e un amante glorioso, che altri non è se non l’ennesima incarnazione di Don Giovanni? Da quando la serva Zerlina dispone a proprio piacimento dei tempi e dei modi di incontro con il seduttore, anziché attendere speranzosa un gesto magnanimo da parte sua? E soprattutto scopriamo la versione di Broch di quanto accadde nel casinetto mozartiano/dapontiano: venti giorni di sesso stellare con Zerlina che comanda il gioco. C’è di che rimanere sconcertati, e disorientati. La rivelazione di Hermann Broch,  uomo di metà novecento, del mistero del casinetto è avanti anni luce rispetto alle convenzioni e alle idee correnti, rovesciate a vantaggio della controparte femminile che per una volta è nel ruolo di chi decide.


Il taccuino perduto



Pierre-Yves Leprince   Il taccuino perduto  Un’inchiesta di Monsieur Proust   Mondadori   2016   pp.367  
Letto fino a pag.88

Si sta scrivendo un romanzo che ha come protagonista Marcel Proust. Dev’essere per questo che si opta per una linea meticolosa, minuziosa, ripetitiva con numerose deviazioni dalla linea narrativa. Come se si volesse ottenere una dilatazione proustiana per una piccola trovata narrabile, decentemente, in una decina di pagine. Aggiungiamo uno stile pedante e sprezzante dei ritmi della narrazione, che viene abbandonata sul più bello e ripresa quando ormai ha perso ogni interesse. Nonostante il trasporto che ho per Marcel Proust e l’interesse per tutto ciò che lo riguarda, ho dovuto abbandonare a pag.88, sfiancata dall’ennesima smagliatura non rimarginata.