martedì 29 novembre 2016

Manuale di lettura creativa



Marcello Fois   Manuale di lettura creativa  Einaudi  2016  pp.169

Letto fino a pag. 32


 








Uno scrittore ci spiega come dovremmo leggere i libri. Dovremmo essere “lettori creativi”, cioè così:

1. Il lettore creativo è l’antagonista vero di quegli scrittori che tendono a genuflettersi ai lettori e quindi a scrivere quanto si aspettano.

2. Il lettore creativo vuole sorprendersi, essere preso in contropiede, considerare un punto di vista che gli pareva impossibile.

3. Il lettore creativo vuole amare il libro che non si aspetta.

4. Il lettore creativo è attivo, ha abbastanza punti di riferimento da non lasciarsi abbindolare dalla “buona scrittura” senza una “buona storia” e viceversa.

5. Questo è il lettore più temuto, perché rivendica la propria capacità di definire i fenomeni editoriali e non solo di subirli.



Chissà se quando leggevo La Certosa di Parma a diciassette anni con il libro in una mano e la maniglia del tram pieno zeppo in un’altra ero una lettrice creativa e tendevo a definire i fenomeni editoriali. O se quando, durante l’intervallo per il pranzo, mangiavo un panino per strada e sbattevo contro i pali perché dovevo finire La cugina Betta stavo subendo  la Garzanti che l’aveva pubblicato. O se quando passavo le ore di chimica e biologia leggendo sottobanco Ritratto di Signora mi stavo facendo abbindolare dalla buona scrittura o dalla buona storia. O quando, nelle estati milanesi deserte, passavo ogni pomeriggio dalla biblioteca rionale a prendere in prestito due romanzi che avrei letto nelle ventiquattr’ore successive mi stagliavo antagonista di scrittori genuflessi.

Sono stata una lettrice compulsiva, disperata, insonne, fastidiosa, cannibale, violenta, odiosa, nazional-popolare, impaziente, annoiata, convergente e divergente, qualsiasi tipo di lettrice fuorché creativa. Che brutta parola, buona sia per una bambino  che pasticcia sui fogli all’asilo che per Michelangelo mentre lavora alla Sistina. Che parola noiosa, generica, banale, ambigua, aggressiva all’inizio e melensa alla fine. E qui la finisco. Per questa volta.




















lunedì 28 novembre 2016

Matematica e chimica



Matematica e chimica

Due spine nel cuore. Ma anche oggetti del desiderio, amori non corrisposti, sfere celesti cui aspirare in un mondo migliore, soprattutto con alcune zone del cervello funzionanti anziché atrofiche. Come gli scacchi, gioco che non conosco e non pratico ma per il quale ho un culto,  queste discipline stellari mi attirano, assieme alla fisica, naturalmente, di tutte la più ambita.

Un libro italiano e un altro cinese entrano nel merito della chimica e della matematica, con esiti diversi.


Piersandro Pallavicini  La chimica della bellezza  Feltrinelli 2016 pp.270



Già il titolo dovrebbe far pensare, non La bellezza della chimica, adatto ad un manuale Hoepli, ma La chimica della bellezza, ovvero la chimica più elegante, esteticamente inappuntabile, necessaria ed esatta, incontaminata e perenne: l’inorganica. Pallavicini mi ha convinto, ma  ci ero già arrivata un po’ da sola. La chimica di prima liceo, l’inorganica, era bella e varia, con tutti gli elementi della tavola periodica, i colori, gli esperimenti con i fumi, le tinte  che cambiavano all’improvviso. Soprattutto era facile. Quella di seconda liceo era impossibile, girava solo del gran carbonio, un po’ di ossigeno e idrogeno e delle formule lunghe, gli esercizi non c’erano più, una delusione. Oltre a convincerci che la chimica inorganica è più bella, Pallavicini riesce a raccontarci una storia delle sue, cioè avvincente, piena di personaggi e storie divertenti ma anche a ragguagliarci sullo stato attuale della chimica inorganica. Ci parla dei premi Nobel meritati e usurpati, dello stato della ricerca riuscendo anche a indovinare il Nobel del 2016, molto prima che venisse assegnato. Un Nobel meritato, e, si suppone, accettato e ritirato quando sarà il momento.


Mai Jia  Il fatale talento del signor Rong  Marsilio  2016 pp.412

Letto fino a pag. 234


E’ la storia di un bambino cinese eccezionalmente dotato per la matematica, della sua formazione e del suo impiego in attività strategiche all’epoca della rivoluzione culturale. La prima parte, quella della formazione, vola. La seconda, quella della segregazione del protagonista ormai adulto e destinato a interpretare e decrittare codici segreti a scopo militare si perde in storie e sottostorie, flashback e ripetizioni. Soprattutto sparisce la matematica e subentrano  trame misteriose, talmente oscure da risultare incomprensibili, con due voci narranti che si sovrappongono e disorientano, al punto da convincermi a interrompere la lettura.

Come vivere in modo più confortevole



Wislawa Szymborska Come vivere in modo più confortevole Adelphi 2016 pp.258

La migliore blogger di tutti i tempi, ma con il privilegio  della carta stampata, legge molti libri di ogni genere e li descrive in breve, nel corso di vari anni. A parte le considerazioni sull’autrice e l’ammirazione che suscita la sua schiettezza, agilità di scrittura, buon senso, divertimento, eleganza delle argomentazioni, è interessante vedere cosa si pubblicava in Polonia negli anni che precedevano e seguivano la caduta del muro: biografie e genealogie, storie di cognomi, erbe e giardini, lettere di George Sand, mattoni e manuali, istruzioni per l’uso e grandi classici. Szymborska non si ferma davanti a nulla. Alcune pagine sono illuminanti, tra tutte quelle che riguardano Chopin, e il suo carattere asciutto e antiretorico. Alcuni testi erano traduzioni di autori italiani: Cagliostro, di Roberto Gervaso, che Szymborska avrebbe voluto diventasse un film di Federico Fellini e una vita di Beniamino Gigli, disprezzato in quanto  cantante ufficiale del regime fascista, aspetto questo non dico negato, ma molto sottovalutato da chi si occupa di storia dell’opera.


Le sultane



Marilù Oliva   Le sultane  elliot  2016 pp.238
Letto fino a pag. 85




Da un’idea di Teresa Solana (Sette storie di sangue e una storia d’amore, Sellerio, 2012). Fino al punto in cui ho ceduto poteva ancora andare: tre settantenni disperate in un condominio popolare di Bologna, divertente. Peccato che il nucleo della storia, che si palesa appunto a pag. 85, fosse già presente in un racconto di Teresa Solana, oltretutto abbastanza recente. Mi è passata la voglia, a quel punto, di leggere le variazioni sul tema escogitate da Oliva. E morta lì.