venerdì 4 novembre 2016

Delitto alla Scala




Franco Pulcini Delitto alla Scala Ponte alle Grazie 2016 pp. 417



Non sono attendibile. Questo romanzo giallo mette insieme, tutti in una volta, molti dei miei totem: Claudio Monteverdi, la musica antica, il manoscritto dell’Arianna, i retroscena della Scala, teatro in cui ho bivaccato  per tutti gli anni Ottanta. Certo, ci vuole un po’ di pazienza: per duecento pagine non succede quasi niente.  Da lì in avanti una svolta legata alla filigranologia e alla comparsa di un ensemble di musica antica olandese risveglia dal torpore e conduce ad un finale veramente divertente. Un commissario di polizia arabo-siculo e un commissario governativo napoletano tengono vivo l’ambiente, più delle manie dei dirigenti scaligeri, descritti come campioni dell’autoreferenzialità e della spocchia. Tutte le leggende scaligere sono rispettate, dalla sindacalizzazione esasperata degli orchestrali agli aneddoti che si tramandano da generazioni di loggionisti. Il libro è ridondante, ricco all’inverosimile di storie circonfuse di cultura raffinata, ma anche estratte direttamente dai bassifondi dell’ignoranza, così come deve essere una vicenda che ruota attorno al melodramma,  alle sue scene e soprattutto alle sue scenate.