venerdì 26 settembre 2014

Colazione all’hotel Déjà-vu - Il risveglio della signorina Prim - Tutti gli uomini del re



Paul Torday  Colazione all’hotel Déjà-vu   
elliot 2014,  pp. 124



Categoria: dove non so



Pensavo di cedere a pag. 37, quando avevo già capito tutto. Ma ho voluto proseguire, sperando in una svolta. Niente da fare. Ho resistito perché è scritto  con cura, ma la storia, per noi che leggevamo Buzzati in tempo reale, non poteva avere segreti.  Peccato, per taglia e formato sarebbe stato un libro perfetto per i pendolari, soprattutto da metrò: leggero, corto, scritto abbastanza in grande per chi è vicino alla pensione, esauribile tra un capolinea e l’altro. Ingenuamente ho fatto di tutto per identificare il posto di mare che è al centro della storia. Veniva un misto di: Polignano a Mare, Mlini,  Portonovo, Bordighera e Kotor come potevano essere cinquant’anni fa. Una visione paradisiaca per un inglese del nostro tempo, ovvero  Paul Torday, l’autore,  che ci ha lasciati l’anno scorso.






Natalia Sanmartin Fenollera  Il risveglio della signorina Prim 
Mondadori, 2014, pagg. 255


Categoria: non so, non credo


Letto fino a pag. 77



Inizia come Mary Poppins, prende una leggera svolta Jane Eyre, quindi scivola velocemente dalle parti di Scientology, o di una qualsiasi altra setta new age. Inoltre l’autrice infarcisce la storia con le sue cognizioni di letteratura. C’è poco da stare allegri, infatti le nostre strade si dividono a pagina 77.












Robert Penn Warren, Tutti gli uomini del re Feltrinelli, 2014, pp. 550



Categoria: romanzo



Letto fino a pag. 83 (provvisoriamente)





E’ un bel romanzo del 1946, opera di un vero scrittore, ristampato con ottime ragioni da Feltrinelli . Purtroppo cade in un momento in cui sono satura di storie di arrampicate politiche negli Stati Uniti.

Lo interrompo finché è ancora croccante, e lo riprenderò quando mi sarò disintossicata da House of Cards e The Boss, cioè spero presto.















martedì 16 settembre 2014

Comfort books



Comfort Books



Se è vero esiste il comfort food,  cibo che consola e  riscalda,  allora esistono anche i comfort books, libri che  non sono per forza dei capolavori, ma prendono e fanno compagnia in momenti difficili, noia e insonnia comprese.  E’ importante che abbiano un consistente numero di pagine, così il supporto è prolungato.








Jeffrey Hudson/Michael Crichton 


In caso di necessità 


Gran medical novel scritto da Crichton sotto pseudonimo. Mi ha fatto compagnia in un lungo viaggio notturno senza cuccetta.  Garzanti l'ha appena ristampato.Un po' più di 300 pagine, dipende dall'edizione.











Mary Mccarthy


Il gruppo


Mi ha reso sopportabile un viaggio in treno anni settanta con ritardo di sei ore causa sciopero. Trovarlo per caso all’edicola della stazione di Bologna è stato un colpo di fortuna. Inoltre Mary Mccarthy è una  vera scrittrice, ristampata ogni tanto,  ma sempre troppo random. In questa ristampa di Einaudi sono 354 pagine.







Fruttero&Lucentini

La donna della domenica




Un  classico della leggerezza. Mi ha aiutato a ingannare l’attesa per l’esito degli esami di maturità. L'ultima ristampa deve essere di Adelphi, comunque più di 500 pagine.







Margareth Atwood 

La donna che rubava i mariti



Propugno Margareth Atwood ma nessuno mi ascolta. Hanno dato il Nobel a Munro che  tritura i sentimenti  e non a lei che risolleva l’intelligenza. La donna che rubava i mariti ha svoltato del gran bel tempo tutte quelle che conosco e che lo hanno letto: a scuola, all’università, all’ospedale, in treno, al caldo insopportabile, nella sale d’aspetto, nelle riunioni tanto lunghe quanto inutili e ovunque sei.  Al momento non si trova. L'ultimo a stamparlo è stato Feltrinelli, ma risulta fuori catalogo. Direi intorno alle 400 pagine, e più.





Antonia Byatt
Possessione



Ho continuato a regalarlo e nessuno si è mai lamentato. E anche ho la certezza che è sempre stato letto. Più di 500 pagine.









Grace Metalious

I peccati di Peyton Place




Pescato per caso in una casa in affitto al mare, fine anni sessanta, edizione Pocket Longanesi. Mi ha illuminato un paio di giorni di un’estate in cui ero l’unica teenager sospesa tra adulti e infanti. Qualche anno fa sia Feltrinelli che Einaudi l'hanno ristampato, e mi è capitato spesso di vederlo in mano a ragazze molto giovani, rapite. Più di 400 pagine, direi.

End Zone



Don DeLillo,  End Zone
Einaudi 2014, pp. 243



Categoria: apparente vicenda sportiva




Formalmente è la storia di un campionato di football americano e di una squadra che vi partecipa. In realtà è qualcos’altro che non sono in grado di definire se non come esercizio di stile. Quello che mi attrae in  testi come questo è la scrittura. Quello che mi disturba è il pensiero. Mi disturba anche non cogliere le strategie del football americano, sport esoterico, brutale a vedersi ma codificato con precisione esaustiva, la stessa dei manuali di istruzioni per l’uso dei prodotti made in USA. Ogni gesto ha un nome, ogni movimento un codice, ogni insieme di movimenti una descrizione sintetica e univoca. Molti stralci sono divertenti, come le speculazioni filosofiche di bestioni alti due metri per 138 kg, o la descrizione di una presunta nuova  guerra mondiale condensata in due pagine e mezzo. Il meglio dell’astrazione  è l’intera seconda parte, una partita raccontata attraverso la lingua oscura del football, rivolta ad una massoneria cui io non appartengo ma esilarante per il contrasto tra il poco che accade sul campo e le innumerevoli  parole necessarie a descriverlo.


domenica 14 settembre 2014

Almanacco del giorno prima



Chiara Valerio, Almanacco del giorno prima
Einaudi,  2014, pp.360



Categoria: romanzo




Per me un romanzo di grande finezza. Tratta di matematica e di amori difficili, dove la matematica  è più abbordabile degli amori difficili. La narrazione è divisa in tre parti, la prima e la terza con una scansione “tradizionale”, benché Chiara Valerio proponga una soluzione inusuale e leggera per i dialoghi, non più emarginati dalle virgolette e dagli incisi.  I dialoghi seguono la logica del racconto e con un minimo di attenzione si capisce chi sta dicendo cosa senza mediazioni. La parte centrale, il presente, è scritta invece come un dizionario di situazioni, con l’enunciato in grassetto e lo sviluppo della definizione/descrizione più o meno esteso, destabilizzante  in un primo momento, ma poi efficace al punto da far rimpiangere il precedente stile frammentato quando si torna ad un normale layout narrativo.

Ci sono molti personaggi, tanto eccentrici quanto amabili, soprattutto i matematici. C’è  anche molta matematica descritta chiaramente con competenze alte.  Del resto Chiara Valerio è  essa stessa una matematica,  oltre che   scrittrice  elegante ed essenziale. Più volte, soprattutto nella prima parte dedicata alla formazione del protagonista e ai suoi formidabili genitori,  mi ha suscitato lo stesso entusiasmo di Natalia Ginzburg in  Lessico famigliare, benché se ne discosti in quasi tutto fuorché nell’asciuttezza dello stile.