Andrea Gentile
Volevo tutto Rizzoli 2014 pp.388
Letto fino a pag. 114
Sono nata col
Corriere della Sera in mano, a trenta metri da Via Solferino. Per dire che
leggerei qualsiasi cosa che riguardi la storia di questo giornale. Oltretutto
negli anni sessanta c’ero ed ero già perfettamente cosciente. Quello che mi
disturba di questo romanzo, e che mi ha impedito di proseguire, è l’anacronismo
della lingua e dello stile che non è dei nostri giorni, e men che meno degli
anni sessanta. Se aggiungo l’inconsistenza dei personaggi, la povertà dei
bozzetti, (si nomina Ennio Flaiano definendolo “quel matto”), la ricostruzione banale della Milano dell’epoca
e forse la documentazione affrettata, ho già fatto molto ad arrivare a pag.
114.
Richard
Powers Orfeo Mondadori 2014 pp. 341
Letto
fino a pag. 166
Non so se lo
definirei romanzo. Se si pone come tale, e questo recita la copertina, allora
lo definirei malriuscito. Non c’è storia, non c’è mordente, è tutto un andare
avanti e indietro nella vita del protagonista, con un presente da involontario
bioterrorista che intorbidisce inutilmente la vicenda. Orfeo infatti è un
compositore settantenne che si mette a produrre batteri letali consultando il
web. Su questa base si innestano i ricordi di una vita, la sua, scandita da
alcune opere musicali che ne costituiscono i
capisaldi. Le descrizioni dei rapporti tra queste opere e la sua vita rappresentano,
a mio parere, la forza di questo libro. L’idea di evocare i Kindertotenlieder (1901-1904) di Gustav Mahler in occasione della
morte del cane Fidelio è geniale, così come il racconto della composizione e
prima rappresentazione del Quatuor pour
la fin du temps (1940-1941) di Olivier Messiaen nel campo di concentramento
di Görlitz è straziante. La delusione provocata dalla consistente sezione della
storia dedicata a John Cage mi ha invece tramortito e qui, per amore del caro
John, ho ceduto di schianto. Troppi squilibri, troppe incongruenze, troppa
pazienza per colmare i vuoti tra un momento di interesse e l’altro.
Andrew Millar
Pura Bompiani 2014 pp. 375
Letto fino a pag. 61
Inizia alla grande,
con un giovane ingegnere normanno a colloquio con il ministro delle
infrastrutture di Luigi XVI, a Versailles. Bello. In poche pagine gli viene
affidato l’incarico di sgomberare un cimitero in centro a Parigi, vicino alle
Halles, che sta contaminando il quartiere. Bellissimo. Nelle pagine successive
assistiamo alla sistemazione del ragazzo nel quartiere, e qui purtroppo si
innescano le pretese letterarie dell’autore. Entrano in ballo decine di
personaggi banali e fuorvianti, dal prete al sarto al maestro di cappella, e si
perde di vista l’interesse principale della storia: come ha fatto a sgomberare
il cimitero. Non ho neppure cercato di andare al dunque saltando dozzine di
pagine. Mi domando come mai Bompiani da un bel po’ non ne azzecchi una. Forse
sono io che sbaglio a scegliere. Peccato, perché ho perso il conto dei libri,
bellissimi, che ho letto, usciti da questa grande casa editrice.
Roberto Nardo
Davide Pascutti
Il mio primo dizionario degli anni ’80
BeccoGiallo 2014 pp. 406
Una barba. Il
dizionario Zingarelli della lingua italiana ha più verve. Inoltre molte voci
sono anacronistiche, spesso precedono gli anni ’80, e questo non vale. Una accozzaglia di info dal
web senza alcun contributo personale. Ma se non ti diverti un po’ a fare queste
cose, lascia perdere. I disegni nulla
aggiungono.