domenica 1 febbraio 2015

Volevo tutto - Orfeo - Pura -Il mio primo dizionario degli anni ’80



Andrea Gentile  Volevo tutto Rizzoli 2014 pp.388
Letto fino a pag. 114

Sono nata col Corriere della Sera in mano, a trenta metri da Via Solferino. Per dire che leggerei qualsiasi cosa che riguardi la storia di questo giornale. Oltretutto negli anni sessanta c’ero ed ero già perfettamente cosciente. Quello che mi disturba di questo romanzo, e che mi ha impedito di proseguire, è l’anacronismo della lingua e dello stile che non è dei nostri giorni, e men che meno degli anni sessanta. Se aggiungo l’inconsistenza dei personaggi, la povertà dei bozzetti, (si nomina Ennio Flaiano definendolo “quel matto”), la  ricostruzione banale della Milano dell’epoca e forse la documentazione affrettata, ho già fatto molto ad arrivare a pag. 114.




Richard Powers  Orfeo  Mondadori 2014 pp. 341
Letto fino a pag. 166

Non so se lo definirei romanzo. Se si pone come tale, e questo recita la copertina, allora lo definirei malriuscito. Non c’è storia, non c’è mordente, è tutto un andare avanti e indietro nella vita del protagonista, con un presente da involontario bioterrorista che intorbidisce inutilmente la vicenda. Orfeo infatti è un compositore settantenne che si mette a produrre batteri letali consultando il web. Su questa base si innestano i ricordi di una vita, la sua, scandita da alcune opere musicali che ne costituiscono i  capisaldi. Le descrizioni dei rapporti tra queste opere e la sua vita rappresentano, a mio parere, la forza di questo libro. L’idea di evocare i Kindertotenlieder (1901-1904) di Gustav Mahler in occasione della morte del cane Fidelio è geniale, così come il racconto della composizione e prima rappresentazione del Quatuor pour la fin du temps (1940-1941) di Olivier Messiaen nel campo di concentramento di Görlitz è straziante. La delusione provocata dalla consistente sezione della storia dedicata a John Cage mi ha invece tramortito e qui, per amore del caro John, ho ceduto di schianto. Troppi squilibri, troppe incongruenze, troppa pazienza per colmare i vuoti tra un momento di interesse e l’altro.

Andrew Millar   Pura  Bompiani 2014  pp. 375 
Letto fino a pag. 61



Inizia alla grande, con un giovane ingegnere normanno a colloquio con il ministro delle infrastrutture di Luigi XVI, a Versailles. Bello. In poche pagine gli viene affidato l’incarico di sgomberare un cimitero in centro a Parigi, vicino alle Halles, che sta contaminando il quartiere. Bellissimo. Nelle pagine successive assistiamo alla sistemazione del ragazzo nel quartiere, e qui purtroppo si innescano le pretese letterarie dell’autore. Entrano in ballo decine di personaggi banali e fuorvianti, dal prete al sarto al maestro di cappella, e si perde di vista l’interesse principale della storia: come ha fatto a sgomberare il cimitero. Non ho neppure cercato di andare al dunque saltando dozzine di pagine. Mi domando come mai Bompiani da un bel po’ non ne azzecchi una. Forse sono io che sbaglio a scegliere. Peccato, perché ho perso il conto dei libri, bellissimi, che ho letto, usciti da questa grande casa editrice.



Roberto Nardo  Davide Pascutti  
Il mio primo dizionario degli anni ’80  
BeccoGiallo 2014 pp. 406


 

Una barba. Il dizionario Zingarelli della lingua italiana ha più verve. Inoltre molte voci sono anacronistiche, spesso precedono gli anni ’80,  e questo non vale. Una accozzaglia di info dal web senza alcun contributo personale. Ma se non ti diverti un po’ a fare queste cose, lascia perdere.  I disegni nulla aggiungono.