mercoledì 13 maggio 2015

L’affare Vivaldi



Federico Maria Sardelli    L’affare Vivaldi  Sellerio, 2015, pp.294

A casa nostra Sardelli sarebbe quello del Modo Antiquo. Cioè un direttore d’orchestra. Immaginare un direttore d’orchestra capace di scrivere un romanzo andava al di là della mia immaginazione. Qualche anno fa avevo avuto una esperienza riprovevole con un romanzo di Hélène Grumiaux, già noiosa come pianista, figurarsi come romanziera. Da lì questo imprinting negativo verso i musicisti/scrittori. Come mi sbagliavo. L’affare Vivaldi è un perfetto romanzo storico, nonché un thriller senza cadute di tensione. Ho sofferto per gran parte del romanzo temendo il peggio per i manoscritti vivaldiani, in modo del tutto irrazionale: a casa ho almeno cinque spanne di compact di Vivaldi, di cui molti provenienti dal fondo Foà/Giordano, al centro della storia di cui ci parla Sardelli. Per tutto il romanzo ho temuto di vederli sparire all’improvviso, al punto che ogni tanto andavo a controllarli, in preda alla più assurda irrazionalità infantile, ma anche vittima della totale immedesimazione nella descrizione dei pericoli che il fondo vivaldiano ha corso per due secoli.
Un  bonus track finale ci offre quattro approfondimenti  su Padre Pio, i salesiani, Ezra Pound e Alfredo Casella: impagabili.


sabato 9 maggio 2015

Il giallo di via Tadino - Nuovo dizionario delle cose perdute



Due libri Anni Cinquanta

Negli Anni Cinquanta c’ero già, cercavo di essere una bambina attenta, sarà per questo che mi sono fatta convincere dai due volumi in calce. Gli Anni Cinquanta non mi piacevano e il tempo non me li ha rivalutati. Erano anni conformisti, perbenisti, sessuofobi e noiosi. Hanno avuto un solo merito: preludere agli Anni Sessanta.


Dario Crapanzano  Il giallo di via Tadino Mondadori Strade Blu, 2015, pp.160

Qui siamo a Milano nel 1950. Dei miei  Cinquanta milanesi salvo tre cose: i ghisa in divisa, la Callas e la ringhéra, quest’ultima protagonista del giallo di via Tadino. La vicenda è plausibile, lo stile invece è tremendo: nei  momenti più alti si avvicina alla Cronaca Milanese del Corriere della Sera di quei tempi, con tutti i luoghi comuni del caso, nei punti più bassi assomiglia al verbale di un poliziotto della stradale. Però l’ho letto tutto perché la ricostruzione d’epoca è inappuntabile, in particolare per quello che riguarda la vita di ringhiera. L’attento revival purtroppo comprende anche il peggior maschilismo  e la demonizzazione delle donne la cui massima realizzazione è aspettare il ritorno a casa del marito cucinando e cucendo con la Singer. Se invece sei cattiva te la sei cercata. Alé.


Francesco Guccini Nuovo dizionario delle cose perdute Libellule Mondadori, 2014, pp.148


Francesco Guccini nella memoria ci sguazza, sa ricostruire con esattezza esemplare. Non sbaglia un colpo su: materiali, colori, usi, riusi, ascese e decadenze (vedi il fungo cinese), situazioni collaterali (vedi lo smantellamento dei vespasiani). Ha in comune con Crapanzano ben due argomenti: il Vov e i calendarietti profumati dei barbieri. E’ stato il mio primo libro da spiaggia 2015: leggero, corto, copertina morbida e flessibile,  condivisibile con i vicini nelle parti meglio riuscite. Guccini ha codificato un genere che tutti praticano, il “ti ricordi quando”.  Lo fa con garbo e competenza. Attendiamo prossimi, retrospettivi,  aggiornamenti.

martedì 5 maggio 2015

La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon



Alessandra Selmi  La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon
Baldini&Castoldi, 2015, pp.235


Il primo cotto e mangiato del 2015 è un bel giallo ambientato a Milano, Stazione Centrale e dintorni, sezione s’ciopàa.
Al centro della vicenda Bianca, la barbona che tutte noi vorremmo essere, e il vice  sovrintendente Lotoro, evoluzione socialmente corretta del  bimbominkia, corredato da Chevrolet Corvette opportunamente car tuned. Lavorano sull’assassinio del senzatetto Pardon, inquilino dei piani bassi della Centrale.
Amo Bianca, come ho sempre amato i personaggi e le persone che non sono quello che sembrano, i prìncipi dell’understatement, qui incarnati dal caso estremo di una barbona che legge Joyce in lingua originale e ascolta Josquin nell'I-Pod. Una donna sorprendente, di cui Alessandra Selmi non racconta i pregressi, facendo presagire un seguito che speriamo ci sarà.
Milano c’è e si fa sentire,  in modo sommesso ma più che credibile e distante dai luoghi comuni:  due pagine perfette (188/189) descrivono la fretta dei milanesi con la perspicacia di chi sa osservare in profondità i comportamenti collettivi.


sabato 2 maggio 2015

Animali domestici - Amori e disamori



Kindertotenliber di Aprile


Letizia Muratori  Animali domestici  Adelphi, 2015, pp.218

Letto fino a pag.60


Una vera scrittrice senza una vera storia. E’ andata così: ho letto le prime dieci pagine con ammirazione. Ho proseguito con la speranza di una svolta, qualcosa che mi distogliesse dai tre personaggi al centro della vicenda: una scrittrice distratta dai casi della vita, un anziano viveur del potere e della politica, un traduttore tignoso. I tre formano un triangolo poco amoroso e molto antipatico. Proprio nel senso che non creano empatia, in estrema sintesi tre personaggi  a interesse zero. A pagina 50 ho pensato di allungare la lettura di altri dieci minuti, ma un matrimonio festeggiato in una casa di campagna abitata da trenta cani rognosi mi ha fiaccato. I primi libri di Letizia Muratori erano brevi e  narravano storie spesso labili,  sostenute da una scrittura di qualità;  la lunghezza, al momento, sembra ancora poco sostenibile.




Adele Waldman  Amori e disamori di Nathaniel P. pp.288

Letto fino a pag.14

Alla quattordicesima riga di pag.1 c’è già una dettagliata descrizione di come è vestita lei. A pag.3 il protagonista rompe il profilattico durante un rapporto casuale con quella della quattordicesima riga. A pag.6 lei è incinta. A pag.7 arrivederci e grazie, cui fa seguito interruzione di gravidanza a pag.8.
A pag.14 siamo tutti nel salotto di un trentenne in carriera all’interno di un quartiere di Brooklin (Greenwood) in via di gentrificazione. Gentrificare vuol dire espellere i poveri, ristrutturare le classiche case basse, aggiungere negozi e locali con pretese, plastificare le vecchie facciate con intonaci a prova di intemperie nei secoli fedeli,  in pratica rendere noioso un quartiere vivace e divertente. C’è una festa e alcuni stravaccati sui divani parlano di talento. Alla prospettiva della minuziosa descrizione delle loro carriere per le successive 274 pagine ho ceduto di schianto.